DODICI, di Zerocalcare
Editore: Bao Publishing
Pagine: 95
Prezzo: 13 euro
Perché sì:
- Perché è Zercalcare, e, per ora, è la stella più luminosa nel firmamento del fumetto italiano. Se la batte con Ortolani, ma dalla sua ha il fiato più lungo.
- Perché, rispetto le (sempre notevoli) storie bisettimanali che pubblica sul blog, i toni di Dodici sono più intimisti, caldi, introspettivi, e suscitano desiderio d'appartenenza anche a chi, a Rebibbia, non ha mai messo piede: perché a Rebibbia non succede mai nulla, ma, quando succede qualcosa, devi essere lì per viverlo. Un niente in un equilibrio fragilissimo.
- Perché le pagine del flusso di coscienza di Zero, anche se senza personaggi, disegnate con una grazia e raccontate con un ritmo slegate dal resto del volume, sono autentici stralci di poesia metropolitana.
Uno dei motivi per il quale Zerocalcare è un grande.
Perché no:
- Perché la gestione dei flashback era migliorabile.
- Perché il colore è del tutto superfluo. Da sempre, le cose di Zerocalcare funzionano alla grande anche solo in bianco e nero, e il rosso (usato solo per le lingue e il sangue) non è un valore aggiunto, né, del resto, una scelta stilistica inedita.
- Perché i protagonisti veri sono il Secco e Katja, con Cinghiale a fare da contrappunto, e il personaggio di Zero resta sullo sfondo, riservandosi i (bellissimi) monologhi su Rebibbia di cui sopra. Persino all'Armadillo non sono che riservate due risicate vignette.
Vale il vostro tempo e i vostri soldi?
Assolutamente sì.
Un Polpo alla gola penetrava, a suo modo, più a fondo, ma aveva una foliazione più che doppia per arrivare al vostro cuore.
VOX POPULI di Alessandro Girola
Racconto gratuito (
QUI il download) in formato ePub e Mobi, 5000 parole circa
Prezzo: donazione volontaria
Perché sì:
- Perché le tematiche affrontate, pur trattandosi di un racconto di fantapolitica, sono quanto mai attuali e contengono molteplici riferimenti e metafore all'attuale momento politico italiano.
- Perché Girola non si perde troppo in chiacchiere e arriva presto al dunque, non prima di far entrare il lettore in atmosfera con poche ma efficaci immagini.
Uno stralcio del Girola-style. Parecchio asciutto. Un pelo troppo.
Perché no:
- Perché, costretti nei limiti del racconto breve, i personaggi non riescono ad essere mai tridimensionali.
- Perché, a livello di stile (sommario nelle ambientazioni e un po' approssimativo nella progressione emotiva del protagonista) non è una delle sue cose migliori.
Vale il vostro tempo e i vostri soldi?
Vox Populi lo si finisce in una mezz'ora, e la donazione è a vostra discrezione. Meglio di così.
TERMINAL SHOCK di Giovanni De Matteo
Romanzo breve (
QUI il link dello store) in formato epub e mobi/kindle,135 pagine
Perché sì:
-Perché è un serio tentativo di produrre dell'hard sci-fi in casa nostra, senza compromessi ma con grosse (ok, gigantesche) ed eguali dosi di coraggio e di supponenza.
- Perché contiene almeno un paio di ottime idee, più di un'intuizione visiva che non sfigurerebbe in nessuna grossa produzione hollywoodiana e qualche suggestione davvero efficace.
-Perché la vicenda narrata conserva tutto il fascino di millemila storie simili già raccontate, portando con sé echi di Event Horizon, Sfera, la saga di Alien e, perché no, H.P. Lovecraft. E per moltissimi lettori (compreso il sottoscritto) questo potrebbe essere già sufficiente.
Lirico. Ma artificioso come le tette di Pamela Anderson.
Perché no:
- Perché lo stile è quanto di più artificioso, ampolloso e supponente (eccola qui) possa capitarvi di trovare in un'opera di genere. Ne fanno soprattutto le spese, oltre che il ritmo (praticamente inesistente), l'empatia che riuscirete a provare (o meglio, a non provare) coi personaggi, ammesso che riusciate a distinguerli l'uno dall'altro.
- Perché l'infodump, se normalmente vi dà fastidio, qui vi farà letteralmente secchi. L'overdose di dettagli pseudoscientifici è però spogliata di qualsiasi valore effettivamente informativo, visto che si tratta di un mucchio di tecnobubble che infestano – letteralmente – ogni paragrafo, procurando estraneità in chi legge e allungando (inutilmente, e questo è il vero problema) il brodo di decine di pagine.
- Perché William Gibson (ma anche solo un onesto novellizzatore come Alan Dean Foster) sono parecchio lontani per naturalezza, eleganza e sense of wonder, tutte qualità che mancano a Terminal Shock.
Vale il vostro tempo e i vostri soldi?
Nì. Troppo lungo per essere un racconto, e troppo breve per definirsi un romanzo compiuto, vi porterà via comunque qualche ora che, in effetti, potreste dedicare a robe magari più classiche ma meglio riuscite. Il prezzo è comunque onesto per quello che offre.