
Subito prima dell'estate ho rotto gli indugi (e il salvadanaio) e sono tornato, se non ad una "vera" moto come auspicavo, a un coso a due ruote, cosa che ho ampiamente raccontato QUI.


Sulle prestazioni, poco da dire: il motore, un quattro tempi che al minimo frulla silenziosamente, ha buon gioco nello smuovere la massa ridotta del PCX, che gode di un ottimo spunto anche rispetto scooteroni del doppio o del quadruplo di cilindrata... anche se naturalmente nell'allungo viene ripreso dai suoi concorrenti.


In conclusione? Non avrei potuto avere di più, a questo prezzo. Il PCX si avvia a diventare un bestseller in casa Honda, per il design, la dotazione, le finiture e i contenuti tecnologici offerti a un prezzo da fine serie (miracoli della manodopera delocalizzata). La linea aerodinamica si paga con la scarsa (o nulla) protezione dal vento e dalla pioggia, il serbatoio è piccolo e ci sono alcuni difetti di progettazione nei comandi... ma, nel complesso, è un acquisto che rifarei. E che consiglio a chiunque stia pensando di dotarsi di uno scooter per spostamenti a breve e medio raggio senza rinunciare all'affidabilità del più grosso costruttore motociclistico del mondo pur senza disporre di budget stratosferici.
Passare da un'automobile a uno scooterone è una di quelle cose che ti cambia davvero la vita, in termini di risparmio di tempo, praticità, facilità d'accesso alle zone a traffico limitato e, non ultimo, economia d'utilizzo.
Mi ero ripromesso di stendere delle impressioni più approfondite dopo un periodo d'utilizzo significativo dell'Honda PCX, ed ora che il contachilometri ha raggiunto (e superato) i tremila chilometri, il momento di raccontarvene pregi e difetti è arrivato.

Il PCX è più snello di quanto non appaia nelle foto.
Anche il peso contenuto (124 chili, undici in meno di un SH e ben venti in meno di una Vespa GT) ne fa un mezzo estremamente agile e perfetto nell'uso cittadino. Meno, probabilmente, nell'impiego extraurbano, che è quello al quale in effetti lo sottopongo quotidianamente... ma per essere solo un piccolo scooter da 125cc, compie il suo dovere senza far desiderare troppo soluzioni maggiormente dimensionate.
Il vano sotto sella è ampio (26 litri), anche se meno profondo di quello del Pantheon che, a sceglierli bene, riusciva ad ospitare anche due caschi jet. Qui ne entra solo uno, anche integrale, ma in compenso avanza ancora parecchio spazio per altri oggetti: un completo antiacqua, guanti, occhiali, bloster, documenti, attrezzi.
A proposito di bloster, ne ho dovuti cambiare più di uno. Il disco freno ha fori troppo piccoli per i modelli più grossi (e robusti) e troppo interni per quelli più piccoli. Trovarne uno adatto è un fottuto terno al lotto.
Il cavalletto centrale consente di issare facilmente lo scooter, usando le maniglie elegantemente dissimulate nella carrozzeria stessa, una scelta stilistica ma anche funzionale molto efficace. Anche la stampella laterale (una rarità sugli scooter di questa categoria e anche su molti di maggiore cilindrata) ha una molla di ritorno ben calibrata ed è agevole usarla anche stando in sella.
Neppure dalla strumentazione si direbbe che il PCX è uno scooter economico: ci sono tutte le spie che servono, il tachimetro è piacevolmente illuminato e di agevole lettura, ma manca un dannato orologio. Metterne uno sarebbe costato pochi euro in più, e, in caso di necessità, costringe a pericolose consultazioni "volanti" dell'orologio da polso.

Poco da dire sui comandi... sono tutti ben realizzati e ben posizionati, con la sola grossa eccezione dell'avvisatore acustico, la cui collocazione ideale è stata mancata di almeno un centimetro. Che sembra poca cosa, ma trattandosi di un dispositivo d'emergenza non lo è. Manca anche un tasto per il lampeggio diurno. Peccato.
A sinistra il vano portaoggetti è abbastanza ampio ma non è protetto da serratura, mentre a destra il blocchetto dell'accensione incorpora anche un pulsante a doppia azione per lo sbloccaggio della sella e del bocchettone della benzina. Non è troppo intuitivo, ma ci si abitua in fretta.
L'altezza da terra è vivibilissima: il PCX ha il piano seduta del pilota a soli 76 centimetri, il che lo rende comodissimo e naturale da usare. Unica scomodità è il tunnel centrale che ospita il serbatoio, che riduce la pedana in pratica al solo spazio per posare i piedi. Non è certo il mezzo più adatto, per dire, per trasportare un cagnolino o una cassetta d'acqua.
La posizione delle braccia sul bel manubrio cromato è naturale, e le gambe hanno tutto lo spazio che vogliono... ma va anche detto che godono di zero protezione aerodinamica, e in caso di pioggia sono le prime ad inzupparsi.
Il cupolino di serie è bellissimo a vedersi, ma è talmente basso che non offre nessunissima protezione dal vento. L'acquisto di un parabrezza nella stagione più fredda è praticamente obbligato.
Buona la collocazione del passeggero, che non si trova più, come sul Pantheon, a venti centimetri sopra la testa del pilota. Belle anche le pedane estraibili che non intralciano il pilota negli stop-and-go cittadini.
Nelle manovre e nello slalom tra le auto, il PCX dimostra una maneggevolezza degna di una bicicletta: il minor peso e le gomme di minor sezione lo rendono più agile del Pantheon che ho guidato per anni.

la trasmissione è dolce, non si avvertono vibrazioni e la lancetta del tachimetro sale velocemente oltre gli 80 km/h e la velocità massima – 105 km/h effettivi – viene raggiunta senza lanci particolari.
Per quanto riguarda il comfort, avevo letto di una sella particolarmente scomoda, ma si trattava di impressioni decisamente sopravvalutate: non è certo un divano, ma è un ottimo compromesso tra design e spazio per il vano bagagli Anche la forcella si è dimostrata efficace, digerendo con disinvoltura le asperità in rapida sequenza. Il PCX non si è mai scomposto sulle buche mentre è più sensibile agli avvallamenti dell'asfalto. Ha una buona stabilità anche in velocità, l'approccio alle curve è naturale e di stampo quasi motociclistico, con traiettorie pulite e ottimi margini di piega grazie alla luce ampia. Solo le gomme di piccola sezione mi hanno fatto desistere dallo spingermi troppo in curva.

Non ho ancora avuto modo di effettuare una frenata d'emergenza... ma da quello che ho visto, i freni sono sicuri, potenti e modulabili, anche se posteriormente del tamburo non ci si può fidare come di un disco. Più di una volta, col Pantheon, ho bloccato la ruota posteriore e restare in piedi è veramente roba da acrobati.
Anche il PCX, come altri scooter Honda, utilizza un sistema di frenata combinata... che, in poche parole, agisce (anche) su uno dei tre pistoncini del disco anteriore quando la pressione sulla leva del freno posteriore si fa più elevata.

I consumi, anche se piuttosto buoni, non mi sono sembrati così parchi come sventolato al mondo. Il serbatoio è parecchio piccolo (6,2 litri) e i dieci euro al self service vi entreranno solo se è completamente vuoto. Per contro, il dispositivo Stop and Start, sul quale nutrivo le mie belle riserve, funziona come meglio non potrebbe, e spegne automaticamente il motore quando si sta fermi almeno tre secondi (al semaforo o in colonna); la trasmissione rimane comunque collegata, quindi basta una minima rotazione dell'acceleratore e lo scooter riparte immediatamente.
Il vantaggio è ovviamente sui consumi e sulle emissioni inquinanti... ma fa anche un certo effetto arrivare con il PCX al semaforo e scivolare nel silenzio fin quando la luce rossa resta accesa.
In conclusione? Non avrei potuto avere di più, a questo prezzo. Il PCX si avvia a diventare un bestseller in casa Honda, per il design, la dotazione, le finiture e i contenuti tecnologici offerti a un prezzo da fine serie (miracoli della manodopera delocalizzata). La linea aerodinamica si paga con la scarsa (o nulla) protezione dal vento e dalla pioggia, il serbatoio è piccolo e ci sono alcuni difetti di progettazione nei comandi... ma, nel complesso, è un acquisto che rifarei. E che consiglio a chiunque stia pensando di dotarsi di uno scooter per spostamenti a breve e medio raggio senza rinunciare all'affidabilità del più grosso costruttore motociclistico del mondo pur senza disporre di budget stratosferici.